Questo è il sesto numero di Bomarscé, la rivista letteraria nata nel 2020 che non vanta alcun tentativo di imitazione (in realtà uno sì, ma lo consideriamo un omaggio).
Dobbiamo mettere subito le cose in chiaro: Bomarscé #6, dedicato al binomio fiorire/sfiorire, non è un numero come tutti gli altri. E no, non è vero che lo diciamo sempre, e anche se lo dicessimo sempre sarebbe comunque un fatto, sarebbe vero perché Bomarscé è sempre speciale (ma speciale rispetto a cosa?). Ecco, ma se tutte le uscite di Bomarscé sono speciali, alcune, come questa, sono più speciali di altre.
Difficile dirlo in modo non retorico, ma abbiamo il piacere, l’onore e l’emozione di ospitare un testo inedito in Italia di Julia Kerninon, fantastica scrittrice francese, già pluripremiata in Francia (premio Françoise Sagan, tra gli altri). Kerninon, che chi ci segue e ci conosce avrà già sentito nominare, è un’autrice dal linguaggio finissimo e solido, ha una voce chiara, propria, è un’architetta della narrazione, capace di dominare i personaggi e piegarli a ogni emozione. Di lei pubblichiamo, in traduzione e con il consenso di autrice ed editore, un breve testo apparso su Urbanne, una rivista di Nantes: un apologo sul fiorire improvviso di un’avventura, un lampo di vitalismo, effimero e caduco, che balena nel buio di un presente alla finestra.
Seguono undici racconti tra i più lirici che abbiamo mai pubblicato, e un po’ ci sorprende in quanti, autrici e autori, ci affidano i loro testi migliori (sono i migliori, ne siamo certi). Che dire delle illustrazioni e delle foto: ogni numero sono più belle e possiamo solo sperare di saperle valorizzare al meglio.
Dobbiamo parlare della copertina? Davvero? C’è da dire qualcosa di fronte all’acquarello donatoci da Anne-Sophie Cottrais? No, lo si guarda e ci si innamora.
Gliene siamo tanto riconoscenti.
Rileggendo questa presentazione, in realtà, abbiamo scoperto che per parlare di fiorire/sfiorire bastava citare Noé Preszow, giovane artista belga che chi vi scrive sta ascoltando a getto continuo in quest’ultimo periodo. Nella canzone Je te parle encore, canta: Ti parlo ancora con la bocca chiusa/è successo qualcosa, bisogna che ti racconti/c’eravamo e poi non c’eravamo più/è andata così, bisogna che ti racconti.
Ecco, Bomarscé ve lo racconta.