Ben ritrovati. Questa è Turnèl #5 – L’altra estremità del telescopio. Sì, certo, un nome un po’ complicato, lo riconosciamo. Ma non l’abbiamo inventato noi, non venite a prendervela con noi, che siamo semplicemente schiavi della citazione, umili lavoratori nelle vigne dei testi già scritti.
In Turnèl #5 – L’altra estremità del telescopio, trovate quattro racconti scelti tra quelli che ci sono arrivati in occasione della call a tema Inganno e che, per ragioni segretissime, equilibri tra poteri forti e allucinazioni emotive, non sono entrati in Bomarscé #7 ma sono entrati nei nostri cuori e nelle nostre teste.
Ecco, le teste. Tre di questi testi accadono nelle teste: l’inganno si produce lì, le menti sono lo spazio di manovra, d’interdizione, il campo da gioco. Alcuni più esplicitamente, altri attraverso un elegante mascheramento, i testi rivelano la loro struttura: un discorso che resta dentro le teste, cioè dentro un’altra struttura, che non è il reale, che è sempre altro, che è sempre un inganno.
E il quarto? Il quarto testo sta tra le due estremità del telescopio: l’occhio e le stelle.
Clicca sui titoli per leggere i racconti.
1 – Nuca, di Paola Marcolini, ha un protagonista da romanzo ottocentesco, un personaggio che potrebbe vivere per altre 734 pagine.
2 – Acido citrico, di Mara Abbafati, è il resoconto di un incontro che cambia la vita. O almeno che crea una routine.
3 – Se senti rumore di zoccoli non pensi alle zebre, di Marco Barucci, è il racconto di un amore, o forse di una paranoia, o di un crimine: è che a volte non si sa proprio cosa pensare.
4 – Docimasia, di Domenico Santoro, è la storia di due fratelli e di ciò che li divide, ma anche di quanto persistenti siano certe delusioni.
“Siamo d’accordo che solo per questa volta cambierò la mia vita…”
Buona lettura.